Storie e Foto blog personale di Claudio Galli.
In questo blog si parlerà principalmente di storia locale del cuneese dal racconto di semplici storie al restauro di piccoli oggetti e collezionismo, passando per la fotografia.
Spero di fare cosa gradita condividendo quel poco che so o che ogni tanto cerco di inventarmi.
PS: se poi farete anche un click su una delle pubblicità a fianco per voi sarà un secondo e per me un piccolo aiuto.
Finalmente sono riuscito a catturare un'immagine in cui si vede senza ombra di dubbio un lupo.
Da qualche anno si susseguono avvistamenti, ma io non avevo ancora avuto la fortuna.
Nel comune di Roburent ho una casa di famiglia in cui passiamo qualche giorno in estate e facciamo un po' di campagna
Sistemiamo la fototrappola per controllare che non ci siano ladri e malintenzionati vari, con l'occasione capita sovente di fare video a vari animali.
Quasi sempre si vedono volpi e gatti randagi venire a mangiare gli avanzi di cibo lasciati da mia madre per gli uccellini e gli altri animaletti selvatici.
Da quest'anno però le volpi e i gatti sono praticamente spariti mentre ci sono molti caprioli, cinghiali e addirittura cervi.
Una sera, poco prima del lock down, avevo intravisto quello che poteva essere una coppia di lupi.
Purtroppo arrivò la pandemia e per qualche mese la fototrappola rimase nel cassetto. Quest'estate abbiamo ripreso le catture e finalmente, una sera di luglio, abbiamo visto un lupo inseguire e poi essere inseguito da un branco di cinghiali.
Condivido con voi il video delle catture. E' un montaggio con immagini di diversi mesi.
Come vi avevo scritto qui ogni tanto mi diverto a piazzare la fototrappola nei boschi e vedere cosa se ne va a spasso quando l'uomo non disturba la natura.
Quest'estate, oltre i soliti animali, c'era qualcosa che faceva visita alle mie piante da frutto e le rovinava ad un'altezza non proprio trascurabile.
I rami rotti venivano mangiati o decorticati proprio all'altezza della mia spalla. Io sono alto un metro e ottanta quindi eravamo intorno al metro e sessanta o forse più.
Ho così piazzato la fototrappola e catturato il colpevole.
Durante il montaggio, in cui ho fatto una selezione dei momenti migliori ho visto anche alcune scene divertenti.
Ho visto una martora cibarsi di fichi, un cinghiale rincorrere una mela, caprioli fare diverse visite e il colpevole di queste rotture.
Si trattava di un bellissimo cervo, ma son quasi sicuro che ce ne fosse più di uno.
e sono nuovamente a raccontarvi la storia di un'altra alluvione.
Questa volta metto anche un breve filmato per chi non avesse voglia di leggere. Lo trovate sulla pagina ufficiale di Storie e Foto.
Come avrete sicuramente sentito da TG nazionali nella giornata del 2 Ottobre 2020 la tempesta Alex ha scaricato sul sud della Francia, in particolar modo sulla Val Roja, e sul basso Piemonte una quantità d'acqua che ha battuto tutti i record storici misurati.
La cosa incredibile di quest'evento è stata la velocità dell'evento. Guardando i dati delle stazioni di misurazione sul Tanaro il fiume è uscito dai livelli di guardia, ha raggiunto un massimo mai toccato ed è tornato nei livelli di sicurezza nel giro di 9 ore.
L'alluvione del 1994, che aveva causato danni simili, era stata provocata da 3 giorni di piogge incessanti su tutto il bacino della Val Tanaro ed oltre.
Come potete vedere dal grafico in questo caso l'evento è stato una vera e propria bomba d'acqua concentrata sull'alta Val Tanaro e sulle adiacenti Val Roja, Val Corsaglia e Casotto e Val Vermenagna. Altrove la gente non si è quasi accorta di cosa era accaduto.
Io stesso avevo letto l'allerta lanciata da un amico geologo che diceva come i valori pluviometrici fossero saliti in maniera improvvisa a 350 mm di pioggia (diventeranno quasi 600 mm in 24 ore) ma, dopo aver guardato la stazione meteo di Ceva, sono andato a dormire tranquillo vedendo il Tanaro agitato ma non pericoloso.
Al mattino mi sveglio e un collega cebano mi chiama avvisandomi del disastro.
Mi son recato subito a Ceva, c'era il sole ed in effetti fino a qualche km prima del centro abitato sembrava una normale giornata di autunno con le rondini pronte a partire e gli sciami di formiche nei prati.
Arrivato nei laboratori della nostra scuola e nella sede amministrativa il disastro era immane. Ovunque fango e distruzione.
Vi lascio alle immagini che valgono più di mille parole.
Icredibilmente non ci sono stati morti quindi qualcosa di buono negli anni è stato fatto.
Ora è il momento della ripartenza, ma credo sia ora di iniziare a ragionare in modo diverso.
E' inutile continuare a spendere soldi pubblici in paliativi che non risolvono il problema. Purtroppo aggiustare il distrutto non farà altro che far spendere più soldi in futuro. Se lo si farà andranno anche previste strutture che permettano di non avere danni enormi che l'economia moderna non può più sostenere.
Sento troppa gente dire che, una volta si pulivano i fiumi e che bisognerebbe lasciar dragare o altre cose di questo genere.
Prima di tutto dobbiamo fare una distintinzione tra fiumi e torrenti.
In pianura, dove la pendenza dell'alveo e la velocità dell'acqua diminuiscono, devono avere degli spazi in cui espandersi in caso di piena improvvisa (e le piene saranno sempre più forti ed improvvise con questi regimi di precipitazione). Queste casse d'espansione portano via terreno utile e spazi ai privati. Ma nella parte alta dei bacini (vedi Limone, Tenda, Ormea, ecc.) i corsi d'acqua non possono avere casse di espansione per evidenti motivi orografici e quindi dovrebbero essere regimati. Una volta venivano costruite le briglie come vedete nella foto sottostante postata su Facebook da Paolo Salsotto del Corpo Forestale dello Stato.
Queste opere però vanno mantenute e gestite costantemente, non si può pensare di abbandonarle a loro stesse. In questo caso ecco che diventa sensata la frase "una volta pulivano i fiumi ecc ecc...".
Se invece la cosa vuole essere andiamo tutti a prendere della legna e della sabbia nel fiume le cose non tornano.
Se da un lato è vero che togliere i detriti dai fiumi e abbassarne il livello in prossimità dei ponti può dare un aiuto sulle piccole piene di stagione, dall'altro ci dobbiamo mettere in testa che quando il fiume esonda occupa spazi enormi e in quel momento porta via boschi interi che non si può abbattere. Togliere le piante dagli argini non fa altro che indebolirli creando ancora più problemi durante le piene stagionali, in montagna invece, togliere sabbia o terra dall'alveo ne aumenta l'inclinazione, e sappiamo tutti che i torrenti vanno frenati non accellerati.
In conclusione credo sia ora di ridare ai fiumi i loro spazi e che certe zone antropizzate andrebbero spostate.
Facile a dirsi ma difficile a farsi se non quasi impossibile.
Quest'immagine del prima e dopo su due tratti della Roja lo fa capire benissimo.
Buonasera signori, due settimane fa ho avuto una gran botta di fortuna.
Sistemando tra il materiale di mio padre ho trovato, all'interno della scatola di una serratura, i pezzi del meccanismo di scatto di un fucile da caccia ad avancarica. Quello che viene comunemente chiamato acciarino o piastra.
Giuro che non vi sto raccontando una bugia.
Purtroppo già a prima vista si vedono fessure nel materiale che ne compromettono la meccanica rendendolo poco più di un blocco di ruggine.
Ho pensato di dargli una sistemata e ho fatto un piccolo video in cui vi descrivo le singole fasi.
Sul blog cercherò di andare un po' più nel dettaglio.
La prima fase è stata quella di smontare il tutto. Sono stato abbastanza fortunato perchè le viti sono venute via senza troppa fatica.
Ricordatevi in questa fase la massima attenzione, perchè se rompete il filetto di una vite o la spanate non è così facile trovarne una uguale all'originale. Anzi direi quasi impossibile.
Le viti in certi casi non vogliono proprio saperne di svitarsi, se dovete fare un lavoro puramente estetico vi consiglio di lascarle dove sono e trattare il tutto come un unico blocco.
Se invece siete obbligati a rimuoverle, la prima tecnica è quella di battere sulla testa col cacciavite adeguato. Logicamente avrete prima bagnato il tutto con abbondante sblocca filetti lasciandolo agire per qualche ora o giorno.
Un'altra tecnica per sbloccare una vite è quella di scaldare il pezzo, giocando sulla dilatazione termica, potete farlo più volte, ad ogni tentativo aggiungete svitol o sbloccante.
Se non vi interessa salvare la vite, e con questi metodi non siete riusciti a sbloccarla, le strade successive sono quella di forarla o usare appositi estrattori che hanno una specie di filetto antiorario. Vi lascio qualche link in basso.
Quando abbiamo svitato tutte le viti e i pezzi sono liberi, possiamo preseguire con la rimozione della ruggine, ne ho già parlato diverse volte sul blog, quindi vi rimando agli articoli sull'argomento.
In questo caso ho scelto di usare l'evaporust. Avendo usato parecchio svitol ho avuto l'accortezza di sgrassare i pezzi con acetone in modo da facilitare l'azione del prodotto.
Dopo due giorni a bagno, la ruggine era completamente sparita, ho quindi pulito per bene i pezzi usando il dremmel con la spazzola d'acciaio.
A questo punto ho provato a vedere se il ferro si ossidava naturalmente, ma non ho avuto un risultato accettabile ho quindi pensato a come brunire un vecchio acciaio.
Esistono brunitori a freddo che danno colorazioni più o meno blu, sarebbe stato il metodo più facile, ma su un pezzo d'epoca non mi sembrava la soluzione più coerente. Ho quindi provato a brunire a caldo con olio.
Il procedimento da usare è lo stesso della tempra in olio, ma andrebbe usato olio motore esausto. Io non avevo olio motore, ho quindi usato lo stesso olio di semi che uso per temprare le lame dei coltelli, come avete visto in altri post.
Per brunire bisogna raggiungere il colore desiderato scaldando il pezzo e poi immergerlo nell'olio. Si fermerà la colorazione al livello voluto e si creerà anche una sottile patina protettiva. Tenete conto che l'olio tenderà a scurire l'oggetto, quindi dovreste fermarvi un po' prima del colore desiderato.
Se invece volete fare una brunitura a caldo, come si faceva sulle canne dei fucili, dovete preparare un bagno di acqua con una soluzione di soda caustica (idrossido di sodio) e salnitro (nitrato di potassio).
Le dosi consigliate sono:
300 grammi di nitrato 500 grammi di soda 1000 grammi di acqua
Dovete avere una vasca di acciaio inox per evitare che la brunitura avvenga anche sul contenitore.
Mette l'acqua, poi la soda e infine il salnitro. ATTENZIONE perchè la soda caustica aggiunta all'acqua genera una reazione fortemente esotermica che sviluppa moltissimo calore, quindi versatela un cucchiaio alla volta muniti di guanti e occhiali.
La soluzione andrà scaldata e mantenuta vicina alla temperatura di ebollizione intorno ai 120 -130 °C. Se avete un termometro a pistola usatelo per tenere d'occhio la temperatura del bagno.
A questo punto sgrassate il ferro da trattare, per sicurezza potete fare anche un bagno in acido cloridrico che eliminerà tracce di altre bruniture o ossidazioni.
Quando il ferro sarà completamente pulito immergetelo nel bagno bollente per 20-50 minuti legato con un fil di ferro o inox in modo che non entri in contatto con la vasca. Fermatevi quando il colore vi aggrada.
ATTENZIONE durante il bagno l'acqua evapora, fatevi un segno del livello da mantenere e integratela pian piano. Quando aggiungete acqua fredda prestate attenzione perchè si abbassa il punto di ebollizione e la soluzione potrebbe traboccare a causa delle bolle che si generano.
Una volta concluso il trattamento, dovrete sciacquare i pezzi con abbondante acqua, aspettate che asciughino quindi oliateli. Prima di usarli lasciateli riposare per qualche giorno in un panno oliato.
Se volete trovare metodi antichi di colorazione e bruniture dei metalli fatevi un giro sul link che vi lascio qui sotto.
Se invece volete risparmiare tempo e non vi sentite tranquilli a fare i piccoli chimici potete usare un brunitore a freddo, ne esistono di diversi colori e marchi. Vi lascio qualche prodotto qui sotto.
Da troppi anni scrivo e posto su questo blog, su facebook, su instagram e su altri siti, ma non ho mai pensato ad avere un logo tutto mio.
Forse perchè ho sempre pensato più alla sostanza dei contenuti e ad aiutare qualcuno che per qualche motivo finiva sulle mie pagine.
Come avevo scritto alla nascita del blog, nel lontano 2012, questo sito nasceva per condividere cosa ho avuto modo di imparare durante le mie avventure e i miei esperimenti. Il web mi ha dato tanto e volevo dare qualcosa anche io.
Qualche tempo fa mi sono imbattuto nel sito Canva che permette di lavorare graficamente su immagini di ogni genere e piccoli video in maniera molto semplice e intuitiva.
Permette l'iscrizione gratuita, più che sufficiente per i lavori semplici come devo fare io ed è previsto un piano professionale con molto più materiale a disposizione e un'interfaccia per lavorare in team.
Ho così pensato di provare a costruirmi un logo come ogni blogger moderno deve avere. Ditemi se vi piace.
Logicamente questa piattaforma non sostituisce programmi ben più performanti e professionali come Adobe Illustrator e Photoshop però è molto utile per piccoli lavoretti.
Inoltre per studenti e docenti è gratuito anche l'account professional.
Per chi non mi seguisse ancora vi lascio i link ai miei social, mi trovate comunque scrivendo Storieefoto.
Come per il motore del frigo vi metto due note tecniche su come riparare schede elettroniche.
E' stato l'argomento dell'ultimo video pubblicato sul canale.
Nel mio caso si trattava di un telecomando per un televisore Samsung, ma questo metodo può essere usato per riparete pulsanti, controller di videogiochi xbox e playstation e qualsivoglia ogni altro dispositivo che funziona in questa maniera.
I telecomandi son tutti uguali e quasi sempre, quando smettono di funzionare i problemi possono essere due; la scheda si è sporcata o i contatti sotto i bottoni si sono consumati.
In entrambi i casi il risultato è che non scorre più corrente tra i due elettrodi e il telecomando non invia più il segnale al televisore.
Per prima cosa come facciamo ad accoregerci se un telecomando non funziona più?
Potete sfruttare la fotocamera del cellulare per vedere se esce il segnale dal led infrarossi, infatti, mentre il nostro occhio è insensibile alla lunghezza d'onda infrarossa, il sensore del cellulare la vede e vi mostrerà il led che si accende e spegne quando premete un pulsante.
Se solo alcuni tasti emettono il segnale siete nel caso che vi descrivevo sopra, invece se non funzionano in blocco probabilmente avete solamente le pile scariche.
Una volta smontato il telecomando, la prima cosa da fare è quella di pulirlo.
Assicuratevi che non ci sia nessuna batteria che alimenta il vostro dispositivo e lavatelo tranquillamente sotto l'acqua corrente con uno spazzolino e un po' di sapone.
Potete anche usare anche alcol isopropilico ma è costoso e tossico.
Dopo aver lavato dovrete far asciugare per bene la scheda elettronica, un metodo per assicurarsi che l'acqua sia stata eliminata è quello di bagnare il circuito con alcol e attendere che evapori.
La soluzione migliore sarebbe quella di mettere la scheda elettronica appena lavata in un fornetto a 60-70 °C e assicurarsi che sia completamente essicata. In questo modo potete velocizzare il lavoro, ma se non avete fretta anche l'alcol va bene.
A questo punto guardate gli elettrodi e i vari componenti saldati sulla schedina, se non ne vedete nessuno bruciato o consumato quasi sicuramente quando rimonterete il telecomando riprenderà a funzionare correttamente.
In caso negativo potete sostituire i gommini di grafite sotto i pulsanti con dei dischetti di carta d'alluminio incollati come nella foto seguente.
Se anche così il telecomando continua a non funzionare vi conviene comprarne uno nuovo o prenderne uno universale.
Buonasera, metto per scritto due note che vi possono servire tutte quelle volte in cui avete bisogno di testare il funzionamento di un motore monofase o trifase.
Ho già messo un video sul canale Youtube dove ne ho provato uno dal vivo.
La prima cosa da capire è come è fatto un motore elettrico, ne esistono diversi tipi, ma fondamentalmente si tratta sempre di un rotore che viene messo in moto grazie a campi magnetici generati da una serie di avvolgimenti percorsi da corrente.
Quindi a semplificare estremamente un motore elettrico non è nulla più che una serie di cavi arrotolati.
Nei motori trifase, gli avvolgimenti sono sempre un multiplo di 3 e possono essere collegati in diversi modi tra loro, in base alla coppia che si vuole ottenere, alla tensione che si ha a disposizione e al numero di giri a cui deve girare il rotore.
Nei motori monofase invece, quasi sempre, è previsto un avvolgimento di marcia e uno di avviamento che normalmente viene disalimentato dopo che il motore è partito.
La prima misura che potete fare, con un semplice tester, prima di attaccare il motore alla rete è quella di verificare che nessun polo sia in contatto con la carcassa del motore. Dovete impostare il tester sulla continuità elettrica o come Ohmmetro e dovete leggere un valore molto alto.
Se un polo qualsiasi è collegato alla terra tramite la carcassa significa che un avvolgimento si è rovinato e fa contatto, se lo collegherete all'alimentazione scatterà l'interruttore differenziale detto comunemente salvavita.
Un'altra misura da compiere sempre impostando il tester come Ohmmetro è quella sui singoli avvolgimenti.
Dovrete leggere un valore di qualche decina di Ohm mettendo i puntalini sui singoli poli degli avvolgimenti.
Se leggete un valore troppo basso l'avvolgimento che state testando probabilmente si è cortocircuitato quindi se lo collegate alla rete creerà un assorbimento troppo alto e scatterà l'interruttore magnetotermico. Viceversa se leggete un valore molto alto o infinito significa che l'avvolgimento è interrotto quindi la corrente al suo interno non può scorrere.
Se tutte le misure sono andate bene (come nel video) non vi resta che collegarlo alla rete. Nel mio caso il motore si surriscaldava e dopo un po' scattava il magnetotermico. Significa che c'era un assorbimento di corrente troppo alto, normalmente ciò si verifica quando il motore è bloccato e non riesce a girare. Tenete conto che un motore elettrico in fase di spunto può assorbire anche 10 volte la corrente nominale, se la cosa si protrae gli avvolgimenti si surriscaldano e fondono.
In questi casi normalmente si prova a sbloccarlo, nel mio caso, essendo il motorino di un frigo, non era possibile arrivare agli organi in movimento quindi è finito in discarica.
Se osserviamo in particolare i motori dei frigo a 220 Volt quasi sempre hanno un circuito di avviamento che alimenta per poco tempo l'avvolgimento di spunto. In alcuni casi è presente un relè amperometrico in altri un dispositivo detto PTC.
In entrambi i casi la corrente viene interrotta dopo che il motore è partito, se fate una misura dovete osservare che a freddo la corrente possa passare. In caso negativo il motore non potrà avviarsi.
Un altro dispositivo che troverete è una protezione termica che interrompe la corrente se la temperatura aumenta oltre un certo limite. In certi casi è detto clicson a causa del rumore che fa quando scatta.
Anche qui dovrete misurare che ai suoi capi la corrente possa scorrere a freddo. Rimuovendolo, come nel caso del video, il motore non sarà protetto e correte il rischio di fonderlo se è bloccato.
Un altro componente a volte presente è il condensatore, assomiglia ad un barilotto cilindrico e serve ad aumentare la coppia di spunto del motore in fase diavviamento. Verificate che non sia in corto circuito, col tester dovrà risultare come un circuito aperto.
Ciao a tutti, in questo tempo sono stato un po' assente perchè ho provato a costruire un banco da lavoro in ferro e legno. In garage ero un po' stretto con gli spazi e avevo bisogno di un tavolo robusto su misura per i miei lavoretti. Dopo una valutazione del materiale sul mercato ho pensato di farmelo, risparmiare qualche soldo e imparare qualcosa di nuovo. In realtà nella mia adolescenza ebbi la fortuna di lavorare, in quelli che oggi si chiamano stage, assieme ad un saldatore di vecchia data che mi insegnò molto. Così, nonostante abbia studiato tutt'altro, sono soddisfatto del mio lavoro. Se mi seguite sul canale youtube avrete già visto il video che ho postato qualche giorno fa. Purtroppo non ho fatto un video su come costruire il banco da lavoro, perchè i tempi erano stretti e non potevo stare dietro alle riprese ecc.
Il banco doveva essere lungo 170 cm e profondo 60 cm. L'altezza mi interessava relativamente, ma doveva consentirmi di lavorare comodamente dalla posizione eretta, quindi compresa tra i 100 e i 110 cm. Ho poi pensato che ferro prendere, alla fine mi sono orientato su uno scatolato di sezione quadrata da 35 mm per uno spessore di 3 mm. Credo sia un buon compromesso tra la robuestezza del telaio e le mie possibilità a livello di tagli, spostamenti ecc. A questo punto ho disegnato l'idea in Fusion 360. E' un software per il disegno 3D di casa Autodesk che può essere scaricato gratuitamente se ci si iscrive come studenti.
Qui vedete una fase del progetto poi modificato in molti punti. Ho aggiunto le ruote, non ho messo 6 piedi ma solamente 4, le tavole non le ho incassate nel telaio ma appoggiate sopra semplificando di molto il lavoro e il ferro necessario. Quando il disegno mi ha soddisfatto ho inziato a pensare dove prendere il ferro. Purtroppo non ho un carrello dove poter caricare le barre che forniscono i rivenditori lunghe 6 metri. Contattato i venditori locali facevano tutti fatica a taglierle a 3 o 2 metri di lunghezza ed inoltre anche il trasporto di barre da 3 metri su un'utlitaria comune non è cosa da poco, con sbarre da 2 metri infine avrei fatto troppo scarto. Così mi son rivolto ad una ditta trovata su ebay che, contattata privatamente, mi ha fatto un ottimo prezzo per barre da 3 metri spedite togliendo le commissioni ebay e altre spese. Alla fine spendevo una decina di euro in più rispetto il miglior preventivo fatto dalle aziende locali e avevo le sbarre consegnate davanti al garage. In totale ho pagato 100 € per il ferro e ne ho avanzate 2 barre da 3 metri, in totale ne ho usato 21 metri. Un gioco divertente è stato capire come tagliare i singoli pezzi dalle varie barre per avere il minimo spreco. Ho realizzato un file di excel per aiutarmi nei calcoli.
Ho quindi eseguito tutte le sezioni a mano con la moletta e il disco da taglio, li ho poi puntati e ripassato le saldature ad elettrodo.
Infine ho avvitato tramite dei fori filettati le 4 ruote frenanti. Anche per quanto riguarda le ruote ho fatto una visita dai vari ferramenta brico e alla fine son finito su Amazon. Incredibile la disparità di prezzo per un prodotto molto simile. Dai vari venditori una singola ruota costava intorno ai 20 € su amazon le ho prese tutte frenate a 30 € comprensive dei bulloni di fissaggio. Sono date per reggere un carico di 200 kg l'una, ma non credo ci arriverò mai. Per quanto riguarda i piani ho messo una tavola di multistrato da 20 mm sul piano sopra che ho protetto con due mani di impregnante da esterni ed una guaina in plastica. I due ripiani sotto, non dovendo resistere a chissà quale sforzo li ho fatti con un assi da 12 mm di OSB. In totale per i ripiani e la guaina ho speso 70 €. Infine ho verniciato tutto con uno smalto da esterni che avevo avanzato quando colorai la ringhiera di casa. In conclusione mi ritengo soddisfatto del mio lavoro, ho riscoperto il piacere di farsi le cose e imparato diversi trucchetti. In totale ho impiegato 2 giorni di lavoro più qualche oretta per la verniciatura tra una mano e l'altra. La spesa complessiva è stata quindi di:
100 € ferro
70 € legno e guaina ripiani
30 € le ruote
qualche euro per i dischi da taglio e smerigliatura, gli elettrodi e la vernice.
Un consiglio che vi do è cercate prima di spendere perchè si può risparmiare molto su quasi tutto quello che comprate. Nella pagina dedicata ai consigli per gli acquisti vi lascio il link alle ruote.
Sale San Giovanni e Sale delle Langhe sono due piccoli comuni di pochissimi abitanti della bassa provincia di Cuneo.
L'intero territorio dei due comuni è noto alla storia con il nome di Sale o Sale delle Langhe fino al 2 marzo 1948, quando le rivalità fra gli abitanti della frazione Bricco e quelli della Valle, l'attuale Sale delle Langhe, culminarono con il decreto che portò alla scissione del primo con la costituzione del comune di Sale San Giovanni.
Sull'origine del toponimo Sale esistono due ipotesi: la prima riporta al nome di antichi abitatori della zona, i Salii, Sallui o Salluvi, mentre l'altra si rifà ad un antico vocabolo stante ad indicare grotta, stanza, sala o villaggio.
In resto del nome è legato al culto di san Giovanni Battista, al quale venne dedicata la pieve costruita attorno all'anno 1000.
Nei due comuni si coltivano erbe officinali e aromatiche. Ogni anno si tiene una fiera delle erbe aromatiche nel week-end di fine giugno, quest'anno, a causa dell'emergenza COVID, non si è potuta svolgere.
Da qualche anno a questa parte i contadini della zona hanno inzianto a lavorare con maggior interesse la lavanda.
Nel giro di poco tempo il territorio dei due comuni è diventato interessante anche per i turisti di tutto il Piemonte e la Liguria che hanno inziato ad invadere i campi fioriti di lavanda nelle settimane precedenti la raccolta ed usano le colline tinte al viola come il set dei migliori fotografi.
Il periodo migliore per assistere a questo spettacolo è tra la metà di giugno e la metà di luglio. Ogni anno però la fioritura può anticipare o ritardare di una o due settimane in base al meteo, perciò v'invito a cercare sul sito del comune le indicazioni precise.
Per facilitare le visite ed evitare assembramenti il comune ha organizzato passeggiate con sentieri segnalati e bus navetta.
Io ci sono stato quache anno fa in tempi non sospetti, quando eravamo ancora due gatti a girare per quelle colline e non c'erano divieti ad intrufolarsi nelle vie più sperdute in macchina.
In questi giorni ho visto le pagine dei vari social invasi da foto dei campi di lavanda perciò ho deciso di mettere mano all'archivio e condividerne con voi qualcuna. Nonostante ci fosse pochissima gente qualche personaggio di rilievo l'avevo trovato.
Nel video ho semplicemente lavato le medaglie con acetone puro. Per la medaglia interalleata italo tedesca ho anche fatto una leggera pulizia con acqua distillata e bisturi per rimuovere alcune incrostazioni più tenaci.
In questo periodo di quarantena, dove fare ordini su internet è un problema, qualche giorno fa, mia moglie mi chiede se non ho un pirografo. Logicamente la risposta è no, la cosa più simile è il mio saldatore a stagno, ma quello è sacro e non si tocca. Così decido di provare a costruirne uno. Alla fine non è nulla di difficile, semplicemente si sfrutta l'effetto Joule della corrente elettrica per scaldare un filamento di metallo. La forma desiderata doveva essere quella di una matita con una punta incandescente, facile da tenere in mano, per poter disegnare tratti precisi sul legno. La prima cosa che ho fatto è stata quella di procurarmi il corpo della matita, ho preso la bacchetta di legno di un mobile da bagno che avevo tra i vari scarti. Potete prendere un tubo di plastica rigida o qualsiasi materiale che non conduca bene il calore e la corrente. L'ho forato e ci ho fatto passare un cavo, anche lui di recupero, da due poli con sezione 1.5 mmq.
Ho poi piantato due chiodi a cui ho segato la testa che serviranno da supporto per la punta. Con un connettore (mammuth) a cui ho tolto il rivestimento in plastica ho connesso i cavi alla punta, fissando il tutto sui due chiodi.
A questo punto ho realizzando la punta incandescente con un pezzo di fil di ferro diametro 1mm piegato alla forma voluta.
Per facilitare il surriscaldamento in punta ho dato qualche colpo di lima in modo da diminuirne la sezione, in questo modo la corrente si troverà a dover attraversare un punto in cui la sezione è minore e tenderà a riscaldare quella zona invece che altrove. In ogni caso si può giocare e provare a fare mille forme di punta. Come prima prova ho attaccato i due cavi all'alimentatore da pc che vi ho descritto in questo articolo alla tensione di 5 Volt (cavo rosso) e subito il filamento è diventato rovente fondendosi in qualche istante.
Ho poi provato a collegarlo alla 3 Volt (cavo arancione), ma anche così la corrente era ancora troppa. La punta diventava troppo rovente, quasi arancione e non andava bene per scrivere sul legno. Per dimunire la corrente ho quindi preso 5 metri di cavo di rame con sezione 0,6 mmq (il classico cavetto rigido che si usa per gli esperimenti sulle bread board) e li ho collegati in serie al tutto. Con 5 metri la punta non si scaldava neanche, ho quindi iniziato a tagliare via un metro di cavo alla volta dopo ogni test. Con circa 2 metri di cavo in serie la punta diventava abbastanza calda da scrivere sul legno, ma la moglie, durante il collaudo, mi ha detto che era troppo fredda. Ho quindi tolto ancora 20 cm di cavo arrivando a metterne circa 1,8 metri in serie alla punta.
Questi test dovrete farli andando per tentativi fino ad arrivare alla temperatura della punta voluta. Ho notato che addirittura una vite più o meno tirata cambia quanta corrente passa e quindi la temperatura della punta. Purtroppo non avendo potenziometri di potenza a casa bisogna aggiustarsi con cosa si ha.
E' un progettino davvero buttato un po' in aria, ma a me piace recuperare roba che andrebbe butta per dargli nuova vita. Per i più curiosi ho fatto un video in cui lo si vede funzionare.
In quest'articolo vi mostro un metodo di pulizia che può essere usato per rimuovere sporco e ossidazione da monete, distintivi e medaglie di bronzo o leghe simili senza rovinarne la patina lasciata dal tempo. In questo modo si resteurerà e si aumenterà il valore e la bellezza dell'oggetto. Il metodo che vi descriverò è indicato se avete un minimo di manualità e se l'oggetto non è di particolare valore storico o economico. In questi casi rivolgetevi a dei professionisti e ricordate la regola che è sempre meglio fare il meno possibile. Non trattero come rimuovere il cancro del bronzo perchè sono necessari prodotti cancerogeni, come il benzotriazzolo, che è meglio non usare in ambito domestico, quindi anche per questi casi vi consiglio di rivolgervi a dei professionisti. Si lavora normalmente in tre fasi: 1 Lavaggio in acqua corrente e sapone neutro. Tutto quello che finisce tra le mie mani subisce sempre questo lavaggio. Non mettete troppa energia con lo spazzolino per non creare righe sul nostro oggetto. Non ci sono particolari controindicazioni se non per le medaglie che hanno ancora il loro nastrino d'epoca. In questi casi state attenti perchè:
Il nastro, se originale, in certi casi aumenta di molto il valore della medaglia.
Sarà sporco e consumato dal tempo, una volta pulita la medaglia si potrebbe avere un effetto brutto a vedersi. In cui la medaglia è bella linda e pulita e il nastro no.
Il nastro molte volte è di seta che, una volta invecchiata, diventa molto fragile e anche solo bagnarlo potrebbe creare danni irreparabili. Mi è successo personalmente che un nastrino di una croce al valore mi si sia disgregato tra le mani. Sigh...
2 Bagno in acqua distillata
Se la vostra medaglia presenta tracce di ossidazione o incrostazioni che non sono venute via col lavaggio in acqua e sapone dovete passare al bagno in acqua distillata.
Ho sentito gente che usa olio, paraffina, vasellina o altri bagni per questo scopo, ma lo sconsiglio per diversi motivi. Il primo è che tutti questi prodotti hanno un ph leggermente acido e, alla lunga, potrebbero dare dei danni, inoltre essendo oli, impregnano la patina cambiandone il colore originale e sono difficili da rimuovere in caso di bisogno.
Il bagno in acqua distillata non è amico della fretta. Io metto l'oggetto a bagno e me lo dimentico per almeno una settimana.
Terminata la prima settimana prendo l'oggetto e con un bisturi o un cacciavite da orologiaio molto affilato provo, dando leva, a far staccare le piccole ossidazioni.
E' un lavoro da fare con calma, muniti di una buona lente e sotto una lampada, se vi scappa il bisturi è un attimo rigare il distintivo o la moneta.
Se non vengono via non bisogna insistere e dimenticarsi per un'altra settimana dell'oggetto rimettendolo bagno sostituendo l'acqua. Si prosegue così fin quando le incrostazioni non si ammorbidiscono.
Per velocizzare un po' il processo si può aggiungere all'acqua un po' di acqua ossigenata o usare un pulitore ad altrasuoni. Andateci cauti perchè potreste creare dei danni.
L'acqua ossigenata tende a scurire gli oggetti.
Il pulitore ad ultrasuoni potrebbe staccare pezzettini di patina che erano un po' ballerini e voi non avevate notato.
Avevo fatto una guida per pulire oggetti utilizzando l'acqua ossigenata. Vi lascio il link:
Qui alcune immagini di un medaglione pulito utilizzando questo metodo.
Si tratta di un medaglione molto grande e massiccio recante al fronte la dicitura Imperiale Regia Accademia delle Belle Arti e al retro Premio di Venezia tra fronde di alloro. L'incisore è Manfredini. Come vedete a parte lo sporco dovuto a ditate, tracce di colla o chissà cosa son presenti incrostazioni verdi tipiche del bronzo che non sono venute via con un semplice lavaggio.
Al retro la situazione è migliore.
Durante la pulizia
Dopo la pulizia durata circa tre settimane. Una volta a settimana provavo col bisturi a vedere se si staccavano alla fine il lavoro è venuto discretamente.
Come potete vedere le incrostazioni verdi di malachite son state completamente rimosse cercando di non intaccare la patina del tempo.
In questo caso non è stato necessario perchè lo sporco dopo più di due settimana a bagno e lavaggi vari se n'era completamente andato ma in altri casi potete passare al metodo seguente.
Pulizia con Acetone
Per questo metodo dovete dotarvi di pazienza, di acetone puro, di cotton fioc e di un locale arieggiato. Fate attenzione che il distintivo o la spilla non abbia parti verniciate e che gli smalti siano a fuoco e non resine recenti. Gli smalti a fuoco essendo simili al vetro non subiscono danni causati dall'acetone, mentre le vernici e gli smalti a freddo possono venir danneggiati. Un'altra accortezza è non usare l'acetone per unghie, non è puro e all'interno sono disciolte sostanze per la cura estetica. Una volta evaporato l'acetone, queste sostanze rimangono sul vostro oggetto che risulterà più sporco di prima.
La pulizia con acetone deve essere fatta impregnando il cotton fioc, lavorando con molta cautela si rimuove lo sporco, sempre prestando attenzione a non rigare il fondo della moneta o della medaglia. In questo video vi ho riassunto come pulire e restaurare medaglie monete o distintivi.