Inoltre beffa della vita, molti arrivati in prossimità dei confini Italiani vennero catturati dai Tedeschi, che ne frattempo erano diventati nemici, e internati in qualche campo di prigionia.
A Mondovì in questi giorni, nonostante la neve, si commemora l'anniversario con un raduno di Alpini provenienti da tutt'Italia e un'interessante mostra nella cappella di Santo Stefano.
Oggi ci ho fatto un giro armato della mia cara Canon 40d e Tamron 17-50 f 2.8.
Vi posto su storie e foto alcuni scatti dell'evento.
Una riproduzione di un mulo con la slitta.
(click sulle foto per ingrandirle)
A proposito di muli vi trascrivo queste righe che forse rendono più di altro l'idea delle situazioni in cui vivessero i nostri nonni.
Lettera alla cara Urbisaglia dell'alpino conducente Pietro Bongiovanni da "In Russia con Urbi" - Da Peveragno al Don e ritorno"
Cara mula,
se oggi posso scrivere queste poche righe lo devo a te perchè grazie al tuo aiuto sono uno dei pochi che sono tornati dal fronte russo.
Urbisaglia era il tuo nome, ma io l'avevo abbreviato "Urbi", eri sempre pronta al mio invito, dicevo "anduma urbi" e tu partivi, non te lo sei mai fatta ripetere. Hai sempre fatto più del tuo dovere, fino all'impossibile. Prima con la carretta durante le marce di avvicinamento, poi in servizio fino al 17 Gennaio con la slitta, in questa data iniziò il nostro calvario. Quanta fame hai dovuto patire mangiano solo un po' di paglia e con quanta neve hai dovuto dissetarti, ma nonostante tutto sei sempre andata avanti con la slitta carica, a volte di congelati, a volte di feriti. Avevi addirittura imparato a smuovere la slitta quando i pattini gelati rimanevano incastrati nella neve. Chissà quanti si ricorderanno e ancora oggi possono dire grazie di essere tornati grazie a te.
Dopo tanti disagi tu sei ancora tornata in Italia, il tuo compagno no, "Bimbo" è morto sfinito durante la marcia compiendo al massimo il suo dovere proprio quando si cominciava a sentire il profumo dell'Italia.
Forse qualcuno potrà ridere, ma la verità è che prima di lasciarla, l'ho salutata abbracciandola e baciandola con le lacrime.
Grazie cari Muli.
Qui la vedete ritratta in una foto gentilmente concessa da Luciano Amaranto.
1° Rgt Alpini, Btg Mondovì, 9° Compagnia, Plotone Conducenti con la Mula Urbisaglia Uscita dalla Ritirata di Russia trainando una slitta di Feriti e Congelati (nel caos della Ritirata, aggregata al Btg. Tirano)
Cassa in dotazione agli ufficiali veterinari per la cura dei muli
Divise d'epoca
Alcune dotazioni personali
La radio in dotazione ai nostri reparti
Fucile mitragliatore Breda mod. 30
Fucile mitragliatore Breda mod. 37
Una bottiglia messa in cantina alla partenza per la Russia dello zio e purtroppo mai più riaperta.
Un cappello alpino con la classica medaglia con le spade incrociate data a tutti i partecipanti alla campagna di Russia e la relativa Croce di ghiaccio.
E veniamo finalmente al punto dolente, gli scarponcini. Come potete vedere i Tedeschi erano i più avanti tecnicamente parlando, gli scarponi italiani non erano male per i nostri climi, ma i chiodi facevano da ponte termico e col freddo dell'inverno russo bastava poco tempo per avere i piedi congelati. I russi invece indossavano dei semplici calzati in feltro, infatti a quelle temperature la neve non bagna e si cammina su un soffice strato.
Tedeschi
Russi
Italiani
E per finire un cartello molto eloquente che forse aspetta ancora la risposta.
Today, January 20, marks the seventieth anniversary of the Battle of Nowo-Postojalowka Nikolajewka, the last battle fought by our military dell'ARMIR during the retreat from Russia. It lasted seven days, during which our Alpine cercarno out of the bag created by the Russians who had broken through the lines on Don North and South do not want to dwell on this because there are hundreds of books available on these facts, what can be definitely say is that the comparison was certainly learn, and means for number of men. Nevertheless the Alpine succeeded with incredible losses, to move towards the way home. Unfortunately for them, this march created, perhaps, more victims of the battle itself because of the shortage of supplies and equipment that are not suitable for climates so rigid.
In addition mockery of life, many arrived near the Italian border were captured by the Germans, who meanwhile had become enemies, and interned in some prison camp.
A Mondovì these days, despite the snow, we commemorate the anniversary with a gathering of Alpini from all over Italy and an interesting exhibition in the chapel of St. Stephen.
Today I've toured armed with my beloved Canon 40D and Tamron 17-50 f 2.8.
About mules will transcribe these lines that might make it more like the idea of the situations where our grandparents lived.
Letter to my dear Urbisaglia of the Alpine driver Peter Bongiovanni from "In Russia with Urbi" - From Peveragno to Don and back "
Dear mule,
if today I write these few lines I owe it to you because with your help are one of the few who have returned from the Russian front.
Urbisaglia was your name, but I had abbreviated "Urbi" were always ready to my call, I said "anduma urbi" and you were leaving, I will not say you've never done. You have always done more than your duty, to the impossible. First with the cart during marches closer, then in service until January 17 with the slide, on this date began our ordeal. How hungry you eat only to suffer a bit 'of straw and with how much snow you have to quench your thirst, but in spite of everything you've always gone ahead with the slide loads, sometimes frozen, sometimes injured. Had even learned to move the slide when the pads ice remained stuck in the snow. Who knows how many will remember and still can say thank you to be back with you.
After many hardships you're still back in Italy, your partner no, "Bimbo" died exhausted while driving making the most of his duty just when he was beginning to feel the scent of Italy.
Maybe someone will laugh, but the truth is that before leaving, I said hello embraced and kissed her with tears.
Thanks dear Muli.
And finally we come to the sore spot, boots. As you can see, the Germans were the most forward technically speaking, Italian boots were not bad for our climate, but the nails were as a thermal bridge and the cold of the Russian winter did not take much time to get your feet frozen. The Russians instead wore simple shod in felt, in fact, at those temperatures the snow does not get wet and you are walking on a soft layer.
complimenti
RispondiEliminaGrazie a lei per la visita, spero di fare cosa gradita condividendo ogni tanto quel poco che so o scopro.
EliminaGrazie a lei per la visita, spero di fare cosa gradita condividendo quel poco che so...
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