sabato 20 gennaio 2018

19-20 Gennaio 1943 - 75° anniversario battaglia di Nowo-Postojalowka

Esattamente 75 anni fa in questa lunga giornata, la più bella gioventù, come canta una famosa canzone alpina, veniva annientata in Russia durante l'epopea della ritirata.

Sulla ritirata di Russia ci sono fior fiore di libri ma mi sembra giusto fare un un breve riassunto dei fatti.


"Il 19 e 20 gennaio 1943 presso Nowo-Postojalowka, nell'ambito dell'offensiva Ostrogorzk-Rossoš, ci fu il più rilevante scontro armato, per reparti impegnati e per il numero di caduti, fra le divisioni italiane alpine in ritirata e l'Armata Rossa, dietro le linee del Don.

La battaglia iniziò verso mezzogiorno del 19 gennaio, quando la colonna dell'8º Reggimento alpini della Divisione Julia si trovò la marcia sbarrata da ingenti truppe russe, asserragliate a Nowo Postojalowka, località formata da un piccolo gruppo di isbe situato sulla pista che le divisioni alpine in ritirata dovevano percorrere, su una dorsale che separa la valle del fiume Rossosch da quella dell'Oljkowatka, entrambi affluenti del Kalitwa prima della confluenza nel Don.

Partirono all'attacco prima il Battaglione Gemona, appoggiato dall'artiglieria del Gruppo Conegliano, poi i Battaglioni Tolmezzo e Cividale, ma gli attacchi degli alpini della Julia furono sempre respinti dalle truppe russe, che poi contrattaccarono con i carri armati.

Nella notte i battaglioni della Julia furono raggiunti dalla colonna del 1º Reggimento alpini della Divisione Cuneense e i comandanti concordarono di procedere, prima dell'alba, ad un nuovo attacco, che fu guidato dagli alpini del Battaglione Ceva, anche loro furono respinti dalle artiglierie e dal contrattacco di alcuni carri armati russi.

Più tardi arrivarono gli altri battaglioni della Cuneense e i comandanti delle due divisioni, Emilio Battisti per la Cuneense e Umberto Ricagno della Julia, concordarono di procedere all'attacco della postazione russa con tutti reparti disponibili.

Gli attacchi delle truppe alpine continuarono per tutta la giornata, ma furono sempre respinti dai cannoni e dalle mitragliatrici russe posizionate fra le case di Nowo Postojalowka e dalle incursioni dei carri armati sovietici, i micidiali T34.

Durante i combattimenti caddero eroicamente il comandante del Battaglione Mondovì, maggiore Mario Trovato, e quello del Ceva, tenente colonnello Giuseppe Avenanti, oltre a decine di ufficiali e migliaia di alpini.

Il generale Emilio Battisti, nella relazione "La Divisione Alpina Cuneense al fronte russo", scrisse: "Il giorno 20 gennaio, per rompere lo sbarramento nemico ... furono impiegati ... quattro battaglioni alpini che andarono quasi completamente distrutti."

Il generale Emilio Faldella, nella sua "Storia delle truppe alpine", così definisce la battaglia di Nowo Postojalowka: " ... quella sanguinosa, disperata battaglia che durò, pressoché ininterrotta, per più di trenta ore ed in cui rifulse il sovrumano e sfortunato valore dei battaglioni e dei gruppi della Julia e della Cunennse, che ne uscirono poco meno che distrutti". ... la più dura, lunga e cruenta fra le molte sostenute dagli alpini, sia in linea sia nel corso del ripiegamento."

Arrivarono a Valuiki il 28 gennaio dove vennero catturati i sopravvissuti.
Quel doloroso calvario fu riconosciuto con una medaglia d’oro al Primo Alpini. Questa la motivazione: 


«Con i suoi fieri Battaglioni “Ceva”, “Pieve di Teco” e “Mondovì”, il 1° Reggimento Alpini, stremato dal doloroso calvario di freddo e di fatiche e dai sanguinosi incessanti combattimenti, in un’atmosfera di sublime eroismo e dedizione al dovere, concluse la propria leggendaria vicenda tra il Don e l’Oskol con una disperata resistenza facendo scudo, fino all’estremo sacrificio, alla sacra ed immacolata bandiera che – simbolo della Patria lontana – distrusse per sottrarla al nemico. Fronte russo, 20 settembre 1942 - 28 gennaio 1943»."

A Nowo Postojalowka in un giorno caddero circa 13000 Alpini.

La più grande disfatta mai subita da nessuna divisione o insieme di battaglioni nella Storia dell'Italia, per trovare un esempio simile, dobbiamo ritornare ai tempi della battaglia della Foresta di Teutoburgo, svolta nell'anno 9 d.C. tra i Romani e le tribù germaniche della bassa Sassonia. Dove i Romani furono completamente distrutti perdendo in un giorno tre legioni e alcuni reparti di cavalleria per un totale di 15000 uomini.



 


Se volete approfondire il discorso qualche anno fa a Mondovì gli alpini fecero un interessante mostra che ebbi l'onore di fotografare, trovate un reportage qui.

http://storieefoto.blogspot.it/2013/01/mostra-70-anniversario-battaglia-di.html

In collezione, come sapete ho qualche croce di ghiaccio e qualche distintivo del corpo di spedizione in Russia (CSIR), data l'importanza della giornata volevo condividere su storie e foto gli ultimi pezzi d'epoca arrivati.

Partiamo con la versione mignon della croce di ghiaccio, veniva portata principalmente sui vestiti civili dai reduci, se già della versione classica se ne trovano poche in buone condizioni della mignon diventa ancora più difficile. Come valore siamo circa sugli stessi prezzi della croce di ghiaccio normale.
Per quanto riguarda l'originalità del pezzo valgono le stesse regole della croce di ghiaccio classica. Deve essere in zama, a volte bronzata, sul retro devono apparire le scritte sul bracci e in basso ci deve essere il marchio del produttore su due righe, deve essere verniciata e non smaltata.

Se volete approfondire trovate le discussioni sulla croce di ghiaccio ai link sotto.



croce di ghiaccio mignon lorioli milano alpini csir armir

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Altri pezzi interessanti, ormai difficili da reperire, sono i distintivi dei reparti alpini del periodo bellico.
Qui vedete quello della Divisione Alpina Cuneense, quello del Primo Reggimento Alpini e quello del Primo Battaglione Genio.
Per l'originalità di questi io mi affido normalmente al libro di Bruno Erzeg "I distintivi delle truppe alpine 1915-1945".




distintivo cuneense alpini csir armir ww2 italian badge

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1 primo reggimento alpini nec descendere nec morari distintivo ww2 italian badge

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1 battaglione genio alpino btg italian badge ww2 csir armir

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Infine un bel quadretto d'insieme.


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lunedì 8 gennaio 2018

Tre foto a Mondovì nelle vacanze di Natale

Anche quest'anno, durante il mio periodo di riposo a cavallo del Natale, ho voluto dedicare qualche ora alla fotografia.
Mentre fino a qualche tempo fa avevo la reflex sempre dietro da un po' ho smesso per cercare di dedicarmi a uscite fotografiche "serie". O meglio che sento serie o che semplicemente mi fanno stare bene. Quasi sempre in solitaria con poche idee a monte.
Si parte e si fa qualche scatto.

Purtroppo quest'anno il raduno di mongolfiere che si svolge ogni anno a Mondovì non si è tenuto causa maltempo e quindi non ho potuto raccontarvi nulla a riguardo.
Vi lascio il link a cosa avevo scritto l'anno scorso su storie e foto.

http://storieefoto.blogspot.it/2017/01/raduno-aerostatico-dellepifania-2017.html

Venendo alle foto le ho fatte con la canon 6d e il sigma 12-24 ad eccezione di quella in bianco e nero dove il vecchio "pompone" della canon (100-400) mi è tornato utile.



La prima è stata scattata all'alba tra Mondovì e Villanova, riprende la collina di San Lorenzo verso Monastero di Vasco.
I colori erano davvero qualcosa di eccezionale e nonostante cosa si potrebbe pensare è quella meno lavorata delle tre immagini.
Come sempre tutte le foto le potete trovare ad alta risoluzione sui miei profili Flickr e 500px.



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Quest'immagine è stata fatta poco sopra l'abitato di Briaglia lungo la strada che conduce a Niella Tanaro, stavo aspettando il tramonto e ho pensato di immortalare quello che da queste parti è soprannominato "Il re di pietra" (Monviso). Mi piaceva l'accostamento con la pianura Padana e il piccolo ricovero attrezzi. Purtroppo il cielo non era nulla di che e la nebbiolina non ha aiutato.


il re di pietra monviso da briaglia vicoforte mondovì cuneo

Infine arriviamo al tramonto sulle colline intorno a Mondovì, la città sul cocuzzolo che vedete in direzione delle impronte di lepre.
Purtroppo il cielo si era pulito e il tramonto non ha regalato i colori che mi aspettavo. 


tramonto su mondovì con impronte di lepre

Non sono nulla di eccezionale e non vogliono essere un'esempio, semplicemente mi hanno fatto stare bene e quindi le condivido con chi mi segue.
Infine se qualcuno di voi facesse qualche click sulle pubblicità a lato o sotto mi darebbe un aiuto a finanziare i piccoli progetti che condivido.
Ancora grazie a tutti.