mercoledì 25 dicembre 2013

Auguri di buon Natale da Andonno

Il 23 dicembre, assieme ad un mio caro amico, abbiamo aspettato il tramonto da uno splendido terrazzo naturale sotto le falesie di Andonno.
Andonno è un piccolo paese all'imbocco della Val Gesso in provincia di Cuneo.
Fino a pochi momenti prima del tramonto non ci aspettavamo nulla di che essendo tutto coperto di nubi, poi, magicamente, il cielo si è aperto per qualche minuto e ci ha regalato un bellissimo spettacolo.
Ecco il mio scatto, con la solita 40d e il sigma 12-24.
In basso potete notare i ruderi di quello che da queste parti si chiama castlass, una torre di avvistamento databile intorno all'anno al XIII secolo.


Ho anche ritenuto degne di pubblicazione questi due particolari fatti durante l'attesa col 100-400.



Qui invece potete vedere lo scatto del mio compagno di avventura Maxpinna65.


Auguri da storie e foto


martedì 17 dicembre 2013

In cerca delle cave d'uranio nei boschi di Lurisia

Oggi sono andato a farmi una passeggiata in zona Lurisia.
Cercavo tracce delle vecchie cave di Uranio, o per meglio dire di Besimaudite e Autunite, che erano presenti all'inizio del ventesimo secolo da queste parti. La Besimaudite è una roccia metamorfica che si trova praticamente solo nei dintorni della Besimauda da cui prende il nome, l'Autunite si trova un po' in tutto il mondo ed è ricca di fosfato di uranio.
Purtroppo non ho trovato la zona, probabilmente gli ingressi di queste miniere sono stati chiusi o forse erano proprio dove ora ci sono le terme di Lurisia.
Negli anni 20 e 30 tutte le nostre vallate si riscoprirono ricche di materiali radioattivi, tanto che venne a lavorarci per parecchio tempo addirittura Madame Curie.
Per un periodo le acque radioattive di queste zone vennero credute miracolose, ci sono vecchie pubblicità che citano testualmente "L'acqua di Lurisia la più radioattiva d'Europa" poi si capì che non era proprio così salubre.
Da cosa si sa le cave di queste montagne erano molto ricche di uranio, più di molte altre, si dice addirittura che le alpi Marittime contengano percentuali di minerale molto appetitose. Negli anni '70 l'AGIP fece prospezioni in molte località intorno alla Bisalta ma poi tutto venne coperto dal segreto di stato dopo il rifiuto dell'Italia sull'uso dell'energia nucleare.

Non avendo trovato quello che cercavo mentre giravo per i boschi ho fatto questi due scatti.
La prima mi è subito piaciuta per l'imponenza di questi 3 faggi, la seconda rende bene l'idea della temperatura di quel giorno. Gli scatti sono entrambi realizzati con la Canon 40d e il Tamron 17-50 f2.8.




Today I went for a walk in the area of Lurisia.
Small town of Piedmont, famous for its thermal baths.
I was looking for traces of the old quarries of uranium, or better Besimaudite and autunite, who were present at the beginning of the twentieth century. The Besimaudite is a mineral that is found only in the vicinity of Besimauda from which it takes its name, autunite is found throughout the world and is rich in uranium oxides.
Unfortunately I have not found the area, probably the inputs of these mines have been closed or were perhaps where there are now Lurisia spa.
In the 20s and 30s it was realized that all our valleys are rich in radioactive materials. The area became interesting even for Madam Curie, who worked there for a long time.
For a period the radioactive waters of these areas were believed miraculous, there are old advertisements mentioning literally "Water Lurisia the most radioactive of Europe", then it was discovered that he was not so healthy.
From what we know the caves of these mountains were very rich in uranium, more than many others, it even says that all the Maritime Alps contain very high percentages of mineral. In the 70s the company A.G.I.P. did prospecting in many places around the Bisalta, but then everything was covered by the state secrets after the refusal of Italy on the use of nuclear energy.
Unfortunately I did not find what I was looking for so I made these two shots to console me.
The first I immediately liked it for the grandeur of these 3 beeches, the second gives an idea of the temperature of that day. The shots are both made with the Canon 40D and the Tamron 17-50 f2.8.

venerdì 13 dicembre 2013

Concorso fotografico Mondoviphoto

Volevo ricordarvi che l'organizzazione Mondoviphoto, di cui sono uno dei soci fondatori, organizza il consueto concorso fotografico annuale.
Il tema del concorso è "L'attesa". 
Il costo d'iscrizione è 10 € a foto, 20 € se ne vengono presentate 3.
La scadenza per l'invio delle immagini è il 7 gennaio 2014.
Sono previsti ricchi premi, quest'anno ci siamo affidati a Nikon per la parità tra i marchi.

1. Premio 
Fotocamera digitale reflex Nikon D3200 
in kit18/55VR (stabilizzato)
2. Premio 
Fotocamera digitale Nikon Coolpix P520
3. Premio 
Fotocamera digitale Nikon Coolpix L610

Qui potete leggere il regolamento integrale e scaricare il volantino con tutte le informazioni aggiuntive.


concorso fotografico mondoviphoto 2013

mercoledì 11 dicembre 2013

Riparazione cavo caribatterie cellulare e prova Samsung Galaxy Note 10.1

Ciao a tutti, oggi mi sono dovuto arrangiare con la riparazione del mio caricabatterie del cellulare.
Avevo il nuovo tablet Samsung Galaxy Note 10.1 a portata di mano e l'ho messo alla prova facendo qualche foto e pubblicando questo articolo. Ho usato il browser e la versione di photoshop touch preinstallata.

Ecco la situazione iniziale, il caricabatterie col cavo strappato con la guaina superficiale già rimossa.

(Click per ingrandire)


In seguito ho inserito una guaina termo-restringente lunga un po' più della parte da riparare.


Ho poi inserito altri due pezzettini di guaina termo-restringente di minor diametro sui due cavi interni.


A questo punto ho tolto le guaine interne dei due cavetti e li ho arrotolati uno sull'altro mantenendo le polarità (stesso colore)


Cercando di tenere la mano ferma ho saldato a stagno uno per volta i due cavetti. Una saldatura buona deve essere lucida, ricordatelo. La saldatura deve essere fatta il più velocemente possibile in modo da non scaldare la guaina quindi farla ritirare. 


Quando le saldature si raffreddano coprirle con la guaina termo-restringente precedentemente infilata quindi, aiutandosi con una fonte di calore farle restringere in modo da isolare le due saldature.


Infine coprire il tutto con la guaina di maggior diametro e con una leggera fiamma farla restringere.


Un insieme del materiale usato, forbici da elettricista, stagno per saldature, saldatore a stagno, due tipi di guaina termo-restringente e un accendino.


Cosa dire in conclusione, il lavoro non è nulla di difficile e non so se meritasse scriverci un articolo, ad ogni modo mi è servito per mettere alla prova questo tablet. Direi oggetto splendido e di semplice utilizzo. La versione di Photoshop Touch abituati alla classica a primo acchito è un po' ostica, ma dopo poco si trova tutto quello che serve. 
Le fotografie sono state ritagliate dove necessario, un pelo aggiustate come luminosità e ridimensionate a 1500 px. La fotocamera integrata è da 5 Mpx e non ha un'altissima qualità, ma è più che sufficiente per un utilizzo d'ufficio per il quale è nato il tablet.
Davvero utile la penna che ha un riconoscimento dei caratteri spettacolare e non sente il palmo della mano, quindi possiamo appoggiarla tranquillamente come su un normale foglio, volete mettere il risparmio di tempo, nel prendere appunti, fare verbali ecc ecc.














giovedì 5 dicembre 2013

Recupero elmo tedesco luftwaffe m35

Finalmente riesco a pubblicare qualche foto dell'ultimo lavoro in cui mi sono cimentato.
L'elmo in questione è un m35 della luftwaffe preso per pochi euro su ebay. Dalle foto che mi aveva inviato il venditore mi ero subito accorto che era stato pesantemente riverniciato, ma il prezzo era basso e se c'è da sporcarsi le mani io sono ancora più contento.
Quando è arrivato il pacco ho avuto un momento di felicità in quanto in controluce e toccando col dito si sentiva il rilievo delle decal, mi sono eccitato pensando a come farle saltare fuori.
Senza farmi prendere dalla fretta mi sono procurato il necessario e pian pianino ho iniziato il lavoro.

Prima di andare avanti vi chiederei, dato che tutto quello che faccio è per passione, se poteste gentilmente fare un click sulle pubblicità a destra. Si aprirà una pagina di sponsor, a voi non costa niente e non ci sono virus essendo tutte pubblicità di google, poi potete richiuderla. In tasca mi viene qualche centesimo e mi copre quelle poche spese di dominio e sito internet. Grazie mille davvero.

Ho cominciato dall'interno, tastando la vernice con uno sverniciatore in gel, lo strato superiore veniva via facilmente quella sotto era più robusta quindi avrei potuto continuare il lavoro tranquillamente.
Purtroppo le mie speranze sono presto state deluse, le decal c'erano ma lo stucco sottostante le aveva inglobate sciogliendole e assorbendone i colori, rendendo impossibile il loro recupero, peccato perché secondo me erano ancora in ottime condizioni.
In superficie c'era un leggero strato di vernice grigia, probabilmente data a bomboletta che veniva via facilmente, i rivetti non erano i suoi e li ho eliminati, purtroppo presto ho anche capito il perché dello stucco.
In fronte erano presenti due buchi probabilmente dovuti a un riutilizzo postbellico.
Sotto c'erano due strati di vernice, uno il classico grigio/blu luftwaffe sotto un verdone/verde mela di probabile origine prebellica.

Appena arrivato

Elmetto m35 luftwaffe

Gli areatori

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Decal in controluce

Elmetto m35 luftwaffe decal

Elmetto m35 luftwaffe decal

Durante la sverniciatura, il maledetto stucco salta fuori...

Elmetto m35 luftwaffe decal

E anche buchi purtroppo...

Elmetto m35 luftwaffe

Stucco eliminato.

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

E in ultimo una leggera passata di olio di vasellina per dargli un po' di vita e una leggera protezione.

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Qui si nota il segno dell'aquila luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Elmetto m35 luftwaffe

Dopo molta fatica e lavorando di dreemel per togliere uno spesso strato di non so quale sostanza sono anche usciti i marchi del costruttore e del numero di lotto.

Costruttore ET (Esslingen) taglia visibile solo il 6

Elmetto m35 luftwaffe

Numero di lotto 3122

Elmetto m35 luftwaffe

In conclusione, qualcuno mi ha detto che prima era brutto ma adesso fa schifo, io non gli do torto, ma lo preferisco così, coi segni del tempo e come doveva essere nel momento del suo ritrovamento prima che venisse pesantemente rimaneggiato. 
Peccato per la stuccatura che ha rovinato le decal e l'eliminazione del manico che probabilmente era stato applicato alla fronte nel dopoguerra.


Finally I can post some pictures of the last work in which I have tried.
The helmet is one of the luftwaffe m35 I bought it on ebay for a few Euros . From the photos that I had sent the seller I immediately noticed that it had been heavily repainted , but the price was low.
When the package arrived I had a moment of happiness because backlit and tapping his finger felt the relief of the decal, I am excited thinking about how to bring them back visible .
No hurry I've got the necessary and very slowly I started the job.
I started from the inside , by testing the paint with a stripper , the top layer came off easily . the paint underneath was stronger then I could continue to work safely .
Unfortunately, my hopes were soon dashed, the decals were present, but the grout had dissolved and absorbing the colors, making it impossible to recover them. Too bad because I think they were still in good condition.
On the surface there was a thin layer of gray paint, probably spray that came off easily, the rivets were not originals and have them removed, I soon understood why it was also plastered.
In front were two holes probably due to a post-war re-use.
Below were two coats of paint, one of the classic gray / blue luftwaffe under a dark green / apple green, probably pre-war.
Manufacturer ET (Esslingen) cuts visible only 6.
Lot number 3122.
In conclusion, someone told me that it was bad before but now it sucks. I did not do wrong, but I prefer it now, with the signs of the time. As was to be in the moment of its discovery before it was heavily reworked.
Too bad for grouting that has ruined the decal and the elimination of the handle which had probably been applied to the front after the war.









martedì 5 novembre 2013

Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica italiana

Come tutti sapete la pattuglia acrobatica italiana, le Frecce Tricolori, sono una delle più brave e famose al mondo.
Non le avevo mai viste, quest'estate ho avuto la fortuna di poter partecipare all'air show di Andora (SV), è stato davvero emozionante e pensare a come facciano a viaggiare a quelle velocità senza schiantarsi ha dell'incredibile.
Purtroppo era il giorno di prove (sabato) e quindi gli aerei non avevano la classica scia tricolore ma, tutte bianche uguali, lo spettacolo è stato bellissimo comunque.
Quel giorno avevo la 40d e il 100-400 L Is, il famoso pompone per gli amici, in quell'occasione ha dato il meglio di se e non posso che esserne soddisfatto.
La macchina l'ho impostata in priorità dei tempi, dopo qualche prova la mia scelta è caduta su 1/1000 gli iso li ho tenuti abbastanza bassi e ho impostato una sovraesposizione di uno stop essendo le foto quasi tutte in controluce spinto, ho sempre scattato a mano libera con stabilizzatore attivo.

Vi metto qualche scatto coi tempi e diaframmi.

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 200 1/1000 f7,1

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 200 1/1000 f 5

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 200 1/1000 f 6,3

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 200 1/1000 f 5,6

Queste mi piacevano più in bianco e nero.

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 200 1/1000 f 9

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 200 1/1000 f 8

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 500 1/1000 f 11

Frecce tricolori, pattuglia acrobatica italiana
ISO 500 1/1000 f 11

Alla sera poi la manifestazione è stata chiusa da una pattuglia inglese solita esibirsi in condizione di luce al limite con l'utilizzo di razzi e mortaretti.

ISO 320 1/60 f3,5

ISO 320 1/60 f3,5







venerdì 1 novembre 2013

Alluminio dal cielo

Un po' di tempo fa uno studente di Mondovì, Andrea Bertolino, mi scrive, appassionato dalla mia ricerca sulla storia dell'aereo di Fontane, mi chiede se può romanzare detta vicenda per un tema che parteciperà ad un concorso. Vi riporto il suo lavoro facendogli i complimenti. Sono quelle piccole soddisfazioni della vita che ti rendono felice e forse ti fan pensare che qualcosa di giusto ogni tanto lo combini. Che bello essere riusciti ad appassionare un giovane ad una vicenda dimenticata negli anni della nostra terra. Grazie Andrea.



Località la Penna, maggio 2013

Il tempo è piuttosto grigio, dalla Francia sta risalendo un temporale che, minacciosamente, si affaccia dietro alle cime delle montagne, scendo attraverso il pascolo, sono circondato da case in pietra e muretti a secco ormai in rovina. Finalmente arrivo nel luogo che cercavo, ha un aspetto spettrale, accentuato dalla fine nebbia che sta calando, solo faggi e il letto di un torrente secco, ovunque uno strato di foglie marce attutisce i miei passi, dunque è qui che accade.
            
 Alluminio dal cielo
Bergamo, 11 settembre 1944

Mancavano circa quindici minuti alle 23, le luci della pista brillavano davanti agli occhi di Gottfried, il suono del motore si faceva meno convulso, stava prendendo potenza, si voltò verso Walter Jesko; il co-pilota. Stava controllando che tutti gli indicatori fossero al loro posto e, ogni tanto, buttava un occhio alle carte di volo. Più indietro nell'aereo Wehmeier, il radiofonista, stava comunicando con la torre di controllo per aspettare l'ok di volo, al fondo il sergente Scheingraber   aveva preso posto alla mitragliera di coda. Il clima non era teso, in fondo era una  semplice missione di ricognizione notturna, nessun bombardamento e nessun caccia nemico.
Heene sentì nelle cuffie la voce del radarista: il decollo era stato autorizzato, vide gli addetti che toglievano i fermi da sotto le ruote e, lentamente, spinse avanti la leva dell'acceleratore, dopo pochi attimi tirò a se la cloche, lo Junker JU 188 con le sue 14 tonnellate si staccò da terra.
Il cielo su Bergamo era sereno, ma non si vedevano quasi luci sulla terra, il coprifuoco imponeva il loro spegnimento dopo le 18 per evitare di facilitare il lavoro ai bombardieri alleati. L'oscurità esterna contrastava con la luminosità soffusa e colorata all'interno della carlinga creando uno spettacolo particolare che potava spesso Gottfried a pensare alla cose più disparate. Il pensiero più ricorrente era per la fidanzata Edel , aveva 22 anni e dei magnifici occhi chiari contornati da capelli mossi e scuri; non la vedeva da 8 mesi, ma il comandante di squadrone gli aveva promesso una licenza al più tardi a fine mese. Questa speranza gli faceva vedere la dura vita di caserma in modo un po' migliore.
Nel 1941 era partito per la Luftschule pieno di entusiasmo, ma la guerra lo aveva presto disgustato, i bombardamenti sulle città si rivelarono orribili. Vedendo la distruzione e i roghi, Gottfried  non poteva far a meno di pensare alle povere persone innocenti che vi si trovavano coinvolte, solo la morte del fratello Friedrich in Nord-Africa gli aveva dato la forza di continuare.
Erano passati circa 40 minuti dalla partenza, quando il motore di destra ebbe un sussulto, seguito da altri più decisi, la pressione dell'olio scese improvvisamente e Jesko lanciò un urlo :“ Scheiße! Il motore di destra è in fiamme!”. Heene valutò in fretta le ipotesi, non sapeva bene dove si trovassero, di notte un atterraggio di fortuna era impensabile, la sola cosa      
da fare era cercare di tornare a Bergamo; portò la cloche a destra ,ma, prima che potesse terminare la manovra il sistema elettrico smise di funzionare, il fuoco aveva bruciato i circuiti. Erano spacciati.
L'aereo si rimise in posizione orizzontale, i secondi diventarono ore per i 4 aviatori, fuori c'era la nebbia e non sapevano quando il tutto sarebbe finito,
un' ala colpì qualcosa, un urlo, poi tutto divenne oscuro.

Bepin si svegliò di colpo, sentendo quella gigantesca esplosione, dopo un attimo  per raccogliere le idee concluse che doveva trattarsi di un nuovo scontro tra partigiani e tedeschi. Il susseguirsi di altre esplosioni di minore intensità confermò la sua tesi, “Sarà dalle parti di Fontane, speriamo che non vengano fin qui”, pensò. Guardò dalla finestra ,ma la nebbia non gli faceva vedere nulla, allora tornò a letto, sforzandosi di dormire.
Alle 6 della mattina dopo, in casa Peano ci fu un vero tumulto, una cosa che Bepin non sentiva da quando lo zio Battista era partito per la Russia; suo padre gridava tutto eccitato di un aereo che si era schiantato ai piedi del gias, diceva; “I sun co' di mort, adesso verranno i tedeschi a portarseli via e magari ci daranno anche la colpa. Non poteva cadere da un'altra parte quel maledetto apparecchio?”.
Il ragazzo, sentite queste parole, non stava più nella pelle si infilò il suo maglione di lana e spalancò la porta, davanti a sè si alzava una gigantesca colonna di fumo e tutta la gente della borgata, ma anche molti abitanti di Seccata che avevano visto l'aereo cadere la notte precedente si erano recati sul luogo appena giunta l'alba. Bepin corse il più velocemente possibile:
non si capiva proprio che era un aereo, c'erano frammenti di alluminio e parti meccaniche ovunque, nel prato e nella vicina pietraia, l'erba era tutta bruciata  e l'acqua del piccolo torrente era torbida e oleosa, solo un'ala sembrava essersi salvata, da un cumulo di rottami spuntava integra anche se un po' storta una grande mitragliatrice. Proprio li vicino stava avendo luogo una triste scena: il parroco di Seccata, Don Benso, stava cospargendo con l'acqua santa quelli che una volta dovevano essere stati uomini, ma ora erano nulla più che una massa informe di carne bruciata. Alcune persone discutevano animatamente su quale fosse la cosa migliore da fare, chi diceva “Lasciamoli lì ci pensano i tedeschi” -Oppure- “Mettiamogli almeno un lenzuolo sopra”- O ancora -“Seppelliamoli qui dove li abbiamo trovati” Alla discussione pose fine il parroco che disse: “Sono anche loro figli di Dio e, come tali, li seppelliremo nel cimitero di Seccata, se verranno i tedeschi gli indicheremo le loro tombe, sono sicuro che non si risentiranno del fatto che abbiamo dato degna sepoltura ai loro camerati.” Così furono caricati su un carro e cristianamente sepolti.
Nei giorni successivi non si videro né tedeschi né partigiani, così gli abitanti della Penna si fecero meno timidi nei confronti dei rottami, il padre di Bepin prese un bel “pezzo di aereo” e lo inchiodò al tetto del fienile, rendendolo così impermeabile per le prossime nevicate. Poi prese alcuni frammenti più piccoli e spessi, lavorandoli con il martello, ne fece una bella pentola da minestra e alcuni cucchiai; allo stesso modo fecero molti loro vicini di casa. Ma la vera rivelazione sul come sfruttare quei rottami arrivò quando la madre di Bepin andò a trovare la sua amica Luisa a Fontane. Quest'ultima le parlò di un certo ambulante di Beinette che per  ogni kg di metallo che gli portavano, pagava addirittura 5 lire. Cominciò quindi la processione per la raccolta e la vendita dei rottami, l'ala fu fatta a pezzi a colpi d'ascia e, allo stesso modo, ogni frammento più grande. Tutte le settimane, quando l'ambulante arrivava a Fontane, Bepin e gli altri ragazzi della borgata caricavano i rottami su un carro e li portavano a valle. Nessuno venne mai in cerca dei quell'alluminio caduto dal cielo e così, durante il periodo più duro della guerra, la sfortuna di quattro aviatori tedeschi fece la fortuna di un'intera borgata.

I fatti presentati in questo racconto, seppur romanzati accaddero veramente, i nomi e i cognomi degli aviatori tedeschi sono quelli effettivi, mentre tutti gli altri personaggi sono inventati anche se basati sul racconto dei testimoni.

Nello schianto perirono:
Gottfried Heene, sottotenente , 24 anni
Walter Jesko, ufficiale , 23 anni
Ernest Wehemeier, ufficiale, 20 anni

Helmut Scheingraber, sergente, 21 anni

giovedì 24 ottobre 2013

Restauro o Pulizia di latte e oggetti verniciati con acido ossalico

A tutti sarà capitato di vedere le vecchie scatole di latta con disegni davvero belli usate una volta per contenere biscotti, caramelle, tonno, acciughe e qualsiasi altro ben di dio. O anche vecchi elmetti militari rimasti per anni sotto un tetto a prendere polvere.
Molte volte il ferro sottostante si è ossidato ed ha rovinato la vernice o i disegni coprendoli o sfogliandoli.
In questi casi il trattamento con acido ossalico può fare miracoli.

Prima di andare avanti vi chiederei, dato che tutto quello che faccio è per passione, se poteste gentilmente fare un click sulle pubblicità a destra. i apre una pagina e poi potete richiuderla. In tasca mi viene qualche centesimo e mi copre quelle poche spese di dominio e sito internet.

L'acido ossalico l'ho comprato su ebay, ho preso il meno costoso. Una volta lo si trovava comunemente nei negozi che trattano articoli per l'apicoltura essendo usato per debellare alcuni parassiti di questi animali, oggi è un po' più difficile da reperire essendone stato vietato l'utilizzo in campo agricolo. Si trova sotto forma di una polvere bianca. Durante il suo impiego usate guanti e occhiali perché è irritante e corrosivo.
Vi posto il risultato del suo uso su due oggetti che avevo in casa da un po' di tempo in attesa delle mie cure.
Il primo è un serbatoio d'ossigeno dell'aereo tedesco precipitato in Val Corsaglia di cui vi ho raccontato qui
(Sauerstoffflasche Ju-188), la seconda è una latta di olio Caltex per usi meccanici penso degli anni 40-50.
Come vedete le condizioni iniziali erano abbastanza precarie.
In tutti e due i casi la vernice era in parte coperta da ossidazioni e ruggine, addirittura nel serbatoio era quasi invisibile.
Il procedimento che ho seguito è stato il seguente.
Per prima cosa leggera pulizia con acqua e spazzolino.
Poi in una bacinella abbastanza grande da contenere gli oggetti  ho messo una soluzione di acqua e acido ossalico, un cucchiaio per litro. Se l'acqua la mettete calda è meglio e i tempi si accorciano.
A questo punto ho messo in ammollo gli oggetti da pulire. Andavo a controllarli ogni ora e mi sono accorto subito che il tempo necessario sarebbe stato molto essendo la soluzione molto blanda. Secondo me è meglio andarci con calma in modo che se ci si accorge di fare danni si può interrompere il processo in tempo.
Infine dopo una decina di ore ho tolto dal bagno le due taniche, le ho lavate in una soluzione di acqua e bicarbonato per annullare l'azione corrosiva dell'acido infine spazzolate delicatamente e cosparso il tutto con due mani di vernice trasparente.

Ed ecco alcuni momenti della pulizia.

Situazioni iniziali


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico


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Canele Youtube Storie e foto


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico

latta olio caltex pulizia acido ossalico


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Durante il bagno


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Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico

In questa foto si nota bene come la soluzione con acido ossalico stia iniziando ad avere effetto.


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico

Alla fine del trattamento


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico


Sauerstoffflasche Ju-188 acido ossalico


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latta olio caltex pulizia acido ossalico


latta olio caltex pulizia acido ossalico


latta olio caltex pulizia acido ossalico


latta olio caltex pulizia acido ossalico


latta olio caltex pulizia acido ossalico

Direi che il risultato è più che soddisfacente.


Everyone will see the old tin boxes with really beautiful designs once used to hold cookies, candies, tuna, anchovies, and any other good things. Or even old military helmets were for years under one roof to gather dust.
Many times the underlying iron has oxidized and ruined the paint or drawings covering them.
In such cases, treatment with oxalic acid can do wonders.
I'll post the results of its use on two items I had at home a bit 'of time waiting for my care.
The first is a tank of oxygen German plane crashed in Val Corsaglia of which I have told here
(Sauerstoffflasche Ju-188), the second is a Clatex oil tin for mechanical use.
As you can see the initial conditions were very bad.
In both cases, the paint was partly covered by oxidation and rust, in the oxigen tank the paint was invisible.
The procedure I followed was as follows.
First light cleaning with water and toothbrush.
Then in a bowl big enough I put a solution of oxalic acid and water, one tablespoon per liter.
At this point I soaked items to be cleaned. I went to check them frequently and I noticed immediately that the time required would be much solution being very bland. I think it is better to go slowly so that if you realize you do damage you can stop the process in time.
Finally after about ten hours I removed from the solution the two tanks, I washed and brushed and I sprinkled the whole thing with two coats of clear varnish.